Dolore oncologico: cause e trattamenti

Che cos’è il dolore oncologico?
Per definizione, il dolore oncologico è correlato alla presenza di una neoplasia o tumore e alla sua diffusione locale o a distanza.
Può essere causato da una lesione diretta o indiretta da parte della neoplasia ad ossa, muscoli, articolazioni, visceri, ostruzioni per infiltrazione o compressione dei vasi sanguigni: in questo caso viene definito dolore nocicettivo. Oppure si caratterizza come un dolore neuropatico vero e proprio.
Di frequente il dolore oncologico ha una origine mista, ovvero si tratta di un dolore sia nocicettivo che neuropatico, determinato da un danno a carico a carico di strutture nervose centrali e/o periferiche e dalla pressione esercitata dalla massa tumorale su uno o più nervi.
Conseguentemente alla sua complessità, il dolore oncologico deve essere trattato in linea con la vasta gamma di specifiche presentazioni cliniche, in quanto si interviene su problematiche più o meno gravi già presenti a carico di organi o apparati colpiti dalla malattia di base.
Oltre che psicologicamente molto provanti, ricordiamo che la radioterapia e la chemioterapia possono di per sé determinare l’insorgere di dolore per irritazione e danneggiamento dei nervi.
Terapie per trattare il dolore oncologico
La terapia farmacologica ha un ruolo importante nella gestione del dolore oncologico, ma è fondamentale associarla, quando possibile, a trattamenti non farmacologici mirati, in modo da massimizzare il beneficio terapeutico. Pertanto se indicate, le tecniche infiltrative e la radiofrequenza ablativa o pulsata sono validi strumenti per trattare il dolore oncologico quando derivante da localizzazioni della malattia aggredibili localmente.
Tecniche infiltrative antalgiche
Le tecniche infiltrative antalgiche consentono di trattare il dolore con un’azione mirata e localizzata ad una specifica area del corpo interessata dal sintomo. In questo modo è possibile minimizzare/eliminare il contributo della terapia farmacologica e allo stesso modo massimizzare il beneficio del trattamento.
Tecniche di neuromodulazione
La neuromoduazione è un approccio terapeutico che ha lo scopo di modificare la trasmissione di un impulso nervoso alterato dall’instaurazione di un dolore cronico.
Quando si percepisce continuativamente dolore per molto tempo (settimane, mesi o addirittura anni), le connessioni dei nervi che trasmettono la sensibilità dolorosa vengono sovvertite, favorendo l’amplificazione e l’automantenimento del sintomo anche quando la causa scatenante è scomparsa (per esempio: nevralgia post-herpetica, lombosciatalgia cronica post-chirurgica, ecc.)
Attraverso impulsi elettrici che si trovano in uno specifico range di frequenza, o tramite l’utilizzo di anestetici locali, la neuromodulazione è in grado di interrompere questi circuiti nervosi aberranti, ripristinando la loro corretta funzione fisiologica e potenziando al contempo le vie nervose che inibiscono il sintomo del dolore.
In questo modo si effettua una vera “rieducazione funzionale” delle fibre nervose dolorifiche, fornendo loro nuove “istruzioni” con le quali possono tornare a trasmettere dolore solo quando necessario (dolore funzionale).
Quando si cura un dolore cronico è fondamentale eliminare la causa scatenante (per esempio: ernia o protrusione discale), ma allo stesso tempo è essenziale “rieducare” le fibre nervose che trasmettono il dolore attraverso la neuromodulazione, in modo da massimizzare l’efficacia del trattamento a lungo termine.
Alcuni esempi di trattamenti di neuromodulazione sono:
- Blocco antalgico;
- Radiofrequenza antalgica;
- Scrambler Therapy.
Blocco antalgico
Un blocco antalgico è una infiltrazione di opportuna miscela farmacologica eseguibile in diverse sedi corporee che ha lo scopo di bloccare la trasmissione dello stimolo doloroso verso i centri superiori del sistema nervoso centrale, dove tali stimoli sono processati e “tradotti” in ciò che viene percepito, per l’appunto, come dolore.
Un blocco antalgico può intervenire a livello delle strutture periferiche da cui lo stimolo ha origine, per esempio, strutture osteopata-cartilaginee infiammate o degenerate, così come su nervi la cui conduzione è alterata, aberrante, e rappresentano quindi l’origine stessa del sintomo.
Può essere eseguito sotto guida ecografica o fluoroscopica (raggi X) in base alla sede-target.
In genere, il blocco antalgico si caratterizza come una terapia assolutamente priva da rischi per il paziente. Nelle sindromi dolorose più complesse, inoltre, può assumere anche un valore diagnostico, oltre che terapeutico, guidando eventuali procedure antalgiche supplementari, laddove necessarie.
Con il blocco antalgico si interviene efficacemente su patologie infiammatorie muscolotendinee e articolari, radicolopatie, nevriti sistemiche o periferiche, dolore oncologico, sindromi dolorose complesse, dolore lombare, etc.
I blocchi antalgici sono in grado di determinare una regressione piuttosto rapida del dolore accusato e un immediato sollievo, anche psicologico, soprattutto in quei pazienti che, per disturbi inveterati, si sono rassegnati a dover convivere necessariamente con lo stimolo doloroso.
Radiofrequenza antalgica
Con radiofrequenza antalgica si identifica una tecnica di interruzione, temporale o definitiva, di uno specifico stimolo nervoso all’origine della percezione del dolore (nervi, gangli nervosi). Si tratta di un metodo testato, efficiente e sicuro per alleviare o interrompere una sorgente di dolore soprattutto a fronte del fallimento delle canoniche terapie farmacologiche.
Questo tipo di procedura viene eseguita con il paziente sveglio, in anestesia locale. È unanimemente considerata una tecnica precisa ed estremamente sicura.
In caso di interruzione temporale dello stimolo nervoso si parla di RF pulsata (o PRF), mentre se l’interruzione è permanente si parla invece di RF continua (o CRF). Nelle RF continua l’effetto è termico, e cioè legato alla temperatura impostata, mentre l’effetto della PRF è di tipo elettrico, ovvero legato all’azione di un campo elettrico locale per un’applicazione di una corrente di 45 volts.
Le RF agiscono in prossimità di nervi, gangli e vie del dolore. La radiofrequenza antalgica viene eseguita in regime di day surgery e prevede una anestesia locale e l’ausilio dei raggi X per una corretta valutazione della zona da trattare.
Le RF si dimostrano di particolare efficacia nella mitigazione e nella rimozione di numerose sintomatologie dolorose legate a:
- compressione di nervi da ernia discale;
- lombalgia, sindrome faccette articolari, sacroileite;
- nevralgie periferiche (es. nevralgia del trigemino, nevralgia post herpetica, neralgia del pudendo, ecc.);
- dolori articolari cronici (spalla, anca, ginocchio);
- dolore cervicale;
- dolore pelvico.
Il sollievo dal dolore oncologico ottenuto tramite RF può durare dai 3 ai 12 mesi e la tecnica è ripetibile nel tempo, caratteristica che ne fa uno strumento prezioso per il trattamento delle sindromi dolorose croniche. Inoltre, la RF permette di trattare in modo mirato e localizzato il dolore, massimizzando il beneficio terapeutico.
Scrambler Therapy
Con Scrambler Therapy si identifica una metodologia di trattamento del dolore cronico basata sulla trasmissione al sistema nervoso centrale di segnali di “non dolore”.
Attraverso l’applicazione di elettrodi su varie parti del corpo interessate dal dolore, si applica una vera e propria neuromodulazione delle fibre nervose irritate e/o danneggiate dalla patologia.
La scrambler therapy è una tecnica non invasiva e priva di effetti collaterali ed allevia immediatamente il dolore di origine neuropatica che insorge in patologie come:
- nevralgie periferiche (trigeminale, post-herpetica, diabetica);
- nevralgie da patologie della colonna vertebrale (ernia del disco, stenosi del canale vertebrale);
- dolore oncologico;
- sindrome dell’arto fantasma.
Poliambulatorio Fisioterapico DS Cares
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