Frattura del bacino: diagnosi, cura e riabilitazione

Le fratture del bacino consistono nella rottura di una o più ossa che formano il bacino, la regione del corpo che collega il tronco agli arti inferiori. Sono causate da traumi diretti. La loro gravità è variabile: si va da casi in cui basta intraprendere terapie conservative a casi in cui la chirurgia è l’unica soluzione adottabile.

Frattura del bacino: diagnosi, cura e riabilitazione

Marzo 14, 2022 0
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Le fratture del bacino, ossia quel distretto osseo che collega il tronco agli arti inferiori, sono principalmente causate da traumi diretti. Questi possono consistere in urti molto forti, per esempio a causa di un incidente stradale, o possono essere rappresentati semplicemente da una caduta domestica o un banale colpo diretto al bacino. Nel primo caso sarebbero i giovani i più esposti, mentre nel secondo i soggetti più a rischio sono proprio le persone anziane, specie se sono in corso patologie che compromettono la resistenza delle ossa.

Al trauma seguono un forte dolore, gonfiore, lividi ed ematomi e difficoltà a camminare e a stare in posizione seduta, e può essere necessario, in casi più gravi, intervenire chirurgicamente per riparare il danno subito.

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Fratture del bacino: come è fatto il bacino?

Prima di approfondire come possono verificarsi le fratture del bacino è necessario fare un breve ripasso di anatomia. Il bacino, chiamato anche pelvi o regione pelvica, è la parte inferiore del tronco che collega l’addome e le cosce. È costituita da una struttura ossea, dalla cavità pelvica, dal pavimento pelvico e dal perineo.

Le ossa del bacino sono disposte in modo tale da formare una struttura scheletrica circolare chiamata cingolo pelvico. Tale struttura ha la funzione di sorreggere il peso della parte superiore del corpo, collegare la parte superiore del corpo a quella inferiore e proteggere gli organi pelvici sottostanti.

A costituirla sono 3 ossa, tenute insieme da una fitta rete di legamenti:

  • due ossa iliache;
  • l’osso sacro, che forma l’articolazione sacro-iliaca;
  • il coccige, situato al di sotto dell’osso sacro (era la nostra coda ai tempi primitivi).

L’osso sacro e il coccige, insieme, costituiscono la parte terminale della colonna vertebrale. Dall’osso sacro si sviluppano lateralmente le due ossa iliache, che si congiungono sulla parte anteriore del corpo formando un’articolazione chiamata sinfisi pubica. Queste sono collegate al femore e costituiscono con esso l’articolazione dell’anca.

Cosa sono le fratture del bacino?

Per fratture del bacino intendiamo delle rotture di una o più ossa che costituiscono il bacino. A seconda di una serie di criteri è possibile distinguere più tipologie di frattura.

Una prima distinzione può essere fatta in base al numero dei punti di rottura. Sulla base di questo criterio possiamo distinguere le fratture stabili da quelle instabili. Sono stabili le fratture caratterizzate da un solo punto di rottura, mentre sono instabili tutte le fratture che hanno due o più punti di rottura. Le fratture instabili presentano un quadro clinico più pericoloso di quelle instabili.

Un’ulteriore distinzione è basata invece sulla direzione dell’impatto durante il trauma che ha causato la frattura e, di conseguenza, i punti ossei da essa interessati. Sulla base di questo criterio è possibile distinguere 4 tipologie di fratture da compressione:

  • anteroposteriore, se la compressione che ha causato la frattura è stata esercitata sul bacino anteriormente o posteriormente;
  • laterale, se la compressione è avvenuta lateralmente;
  • verticale, se la frattura è avvenuta in seguito ad una compressione esercitata dal basso verso l’alto o viceversa;
  • combinata, se la compressione è avvenuta da più direzioni.

Il punto di frattura e la direzione di essa tenderà ad essere diversa a seconda della tipologia di compressione. Ad esempio, se laterale, il punto di rottura interesserà molto più probabilmente una delle ossa iliache.

A seconda dell’intensità della compressione le fratture potranno essere, indipendentemente dalla direzione, stabili o instabili. Un’intensità di urto più elevata potrebbe procurare più punti di frattura e, di conseguenza, generare con molta più probabilità una frattura instabile.

Quali sono le cause?

Le cause principali di fratture al bacino sono sicuramente i traumi nella zona interessata. Essi sono provocati per lo più da cadute accidentali, incidenti automobilistici o cadute e urti durante la pratica sportiva, specie quella che prevede uno stretto contatti fisico, come rugby, calcio o football americano, per esempio. Gli esperti classificano i traumi che possono portare a fratture del bacino in due tipologie: traumi ad alta energia e traumi a bassa energia.

I traumi ad alta energia sono causati da un forte impatto ed interessano per lo più i soggetti di giovane età, per lo più di sesso maschile. Degli esempi possono essere un incidente stradale, una caduta da altezza elevata, o gravi traumi sportivi. Tendenzialmente queste fratture sono molto più pericolose perché tendono a verificarsi in concomitanza con altre fratture o lesioni pericolose.

I traumi a bassa energia, invece, sono causati da un impatto anche minimo, ed interessano principalmente soggetti in età avanzata, per lo più di sesso femminile. Una condizione clinica che compromette la densità ossea, come l’osteoporosi, è un importante fattore predisponente per questa tipologia di trauma. Degli esempi di questa tipologia di trauma possono essere delle semplici cadute dalla posizione eretta, o degli urti diretti al bacino. Per lo più queste fratture si rivelano stabili.

Una delle cause di fratture del bacino, come detto pocanzi, è proprio l’osteoporosi, una condizione tipica dell’età avanzata che porta all’indebolimento delle ossa. Tale stato clinico, può portare a una frattura anche in casi di traumi di intensità ridotta, proprio perché le ossa non hanno la stessa resistenza di quelle di un soggetto in giovane età.

Alcune fratture del bacino possono essere causate anche da un’improvvisa e violenta contrazione muscolare. Questa tipologia di frattura è chiamata “da avulsione”. Ad essere maggiormente interessato in questo caso è l’ischio, una sezione dell’osso iliaco. Sarebbero gli sportivi ad essere colpiti in particolar modo da questo tipo di frattura, in quanto più esposti al rischio di problemi di tipo muscolare come contrazioni e stiramenti.

Quali sono i sintomi delle fratture al bacino?

I sintomi legati alle fratture del bacino possono essere molteplici. Il sintomo comune a ogni tipologia di frattura è sicuramente il dolore corrispondente al punto di frattura, accompagnato tendenzialmente da difficoltà motorie. Il paziente può tendere a zoppicare proprio a causa del dolore che eserciterebbe una distribuzione normale del proprio peso sulla parte fratturata. Talvolta potrebbe verificarsi anche crepitio nel movimento del bacino.

Il paziente di solito prova dolore sia in corrispondenza del punto di lesione ossea, sia nei tessuti limitrofi, e può presentare talvolta difficoltà a mantenere la posizione seduta. In questo caso, si consiglia di restare a letto in posizione stesa, in modo che, riducendo il movimento, si acceleri la formazione del callo osseo e, dunque, il recupero.

Tra i sintomi più comuni si annovera la comparsa di gonfiore, lividi ed ematomi, sintomo in realtà comune a tutte le fratture. Sarà il fisioterapista a provvedere al drenaggio di un eventuale ematoma, al fine di evitare lo sviluppo di calcificazioni intramuscolari.

Un altro sintomo abbastanza comune è la sensazione di calore nella zona interessata. Tale sintomo è dovuto allo stato infiammatorio e per ridurlo è indicato procedere con la crioterapia, ossia l’applicazione di impacchi di ghiaccio nella zona interessata.

In casi più gravi si potrebbe verificare una frattura di tipo aperto, ossia le fratture in cui un frammento di osso fuoriesce dalla pelle. La fuoriuscita di un frammento di osso provoca lesioni cutanee a rischio di infezione e la probabilità che ci siano lesioni muscolari o danneggiamento degli organi interni del paziente, complicando di gran lunga il quadro clinico e le possibilità di guarigione.

Come si diagnosticano le fratture?

La diagnosi di ogni frattura e, quindi, anche di una lesione ossea del bacino, prevede un iniziale colloquio con il paziente da parte del fisioterapista, il quale raccoglierà informazioni relative ai sintomi, alla storia clinica e all’evento traumatico che ha causato la frattura.

Spetta allo specialista verificare che non ci siano altre lesioni, che possono essere comuni, specie in caso di episodi traumatici violenti, come gli incidenti stradali o le cadute da importanti altezze. Sono frequenti, infatti, in questi casi, i traumi multisistemici che possono provocare fratture all’acetabolo, alla tibia, al femore, o vertebrali. Inoltre, il rischio di emorragie interne è molto alto.

Successivamente si procede a test strumentali di diagnostica per immagini che permettono di guardare “dal di dentro” la natura della frattura. Il primo step è rappresentato dalla radiografia, che permette di osservare nel dettaglio la localizzazione della frattura, lo stato delle ossa del paziente e di valutare l’entità del danno subito. Seguono la TAC, che permette di osservare ancora più dettagliatamente le fratture presenti e le lesioni associate, ed eventualmente la risonanza magnetica per verificare se siano stati lesionati i tessuti molli come muscoli e legamenti.

Sulla base della diagnosi e della sua gravità spetterà allo specialista, dopo aver appurato se sia necessario o no un intervento chirurgico, valutare quale percorso terapeutico intraprendere. Se è necessario intervenire chirurgicamente, dopo l’intervento sarà comunque necessario intraprendere un graduale percorso fisioterapico al fine di recuperare la mobilità.

In cosa consiste la riabilitazione in caso di fratture del bacino?

Generalmente il trattamento delle fratture al bacino può seguire nell’immediato due percorsi distinti: il trattamento chirurgico o il trattamento conservativo.

Sono più rari i casi in cui un paziente che riporta una frattura al bacino debba sottoporsi ad un intervento chirurgico. Tali interventi spesso si configurano come veri e propri interventi salva vita a causa del probabile coinvolgimento di più aree del corpo e dell’eventualità di lesioni a più livelli. L’intervento può consistere nell’installazione di placche o viti, o di un fissatore esterno, al fine di bloccare l’articolazione per permettere alla frattura di riconsolidarsi. Tali interventi sono molto delicati e, in casi più gravi, possono portare il paziente a disabilità permanente. A prescindere da ciò, all’intervento segue un periodo di riabilitazione post-chirurgica avvalendosi della fisioterapia, al fine di recuperare, con molta lentezza e gradualità, quanta più mobilità e autonomia possibili per il paziente.

Più comunemente, i casi di fratture al bacino, specie nei casi di fratture stabili a seguito di traumi a bassa energia, prevedono un trattamento conservativo. Questo consiste solitamente in un periodo di degenza a letto, seguito da un ciclo riabilitativo di almeno trenta giorni, ma comunque variabile a seconda dei casi.

Quali terapie utilizzare

Al riposo segue la riabilitazione, che comprende diverse possibilità. Possono essere utilizzate tecniche di terapia manuale, come le mobilizzazioni articolari, che il fisioterapista esegue al fine di trattare eventuali disfunzioni di movimento. Possono essere utilizzati macchinari riabilitativi come la laserterapia ad alta potenza, la tecarterapia, gli ultrasuoni, e la magnetoterapia.

Infine, fondamentali sono gli esercizi terapeutici, essenziali per accelerare i tempi di recupero e stabilizzare i progressi che si ottengono durante le sedute. Nel caso della frattura del bacino, i professionisti specializzati del centro DSCares prescriveranno al paziente degli esercizi personalizzati e mirati al recupero della muscolatura del tronco e degli arti inferiori.

A fare la differenza nei percorsi riabilitativi sono due elementi chiave: la professionalità degli specialisti e il coinvolgimento attivo del paziente in un percorso di recupero che richiede impegno e costanza.

In ogni caso consigliamo sempre di rivolgersi a centri specializzati e a professionisti adeguatamente formati al fine di intraprendere un percorso davvero utile ed efficace, che riduca il più possibile l’impatto dell’evento traumatico sulla vita quotidiana del paziente.

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