La scoliosi: cos’è e quali terapie intraprendere

Quando sentiamo parlare di problemi di postura della colonna vertebrale o patologie ad essa connesse, il primo termine che ci viene in mente è, stranamente, proprio “scoliosi”, probabilmente perché il termine è stato spesso abusato. La scoliosi in realtà è solo una delle possibili deformazioni che interessano la colonna vertebrale e rappresenta un problema tutt’altro che “contemporaneo”: basti pensare che addirittura nell’Antica Grecia del 300 a.C., Ippocrate, considerato il padre della medicina scientifica, si occupò di classificare le deformità della colonna vertebrale e di ideare degli strumenti per ridurle.
Oggi gli strumenti diagnostici e terapeutici che abbiamo a disposizione sono molto più moderni di quelli utilizzati da Ippocrate, ma permane ancora collettivamente molta confusione quando si parla di scoliosi.
Per questo motivo, in questo articolo daremo una definizione di scoliosi, distinguendola dall’atteggiamento scoliotico, ne distingueremo le diverse tipologie e forniremo indicazioni utili per la sua diagnosi e trattamento.
Cos’è la scoliosi?
Il termine scoliosi deriva dal greco skolíosis che significa “incurvamento”, termine che a sua volta trae origine dalla parola greca skolíos, ossia “curvo”, “storto”. La scoliosi è una deviazione laterale permanente della colonna vertebrale determinata dalla rotazione dei corpi vertebrali (vertebre) ai quali si accompagna una deformazione dei dischi invertebrali (degli ammortizzatori che si trovano tra una vertebra e l’altra) e ad accorciamenti muscolo-legamentosi.
In caso di scoliosi si formano una o più curve (concavità e/o convessità) che interessano la colonna vertebrale e il tronco. Tali curve, guardando la colonna vertebrale sul piano frontale, si estendono verso il lato destro o sinistro. Questo è uno degli aspetti fondamentali che permette di distinguere la scoliosi dalla cifosi (curvatura anteriore della colonna vertebrale nel tratto toracico) e dalla lordosi (curvatura posteriore della colonna vertebrale del tratto lombare che proietta indietro il bacino).
Come effetto a catena, la formazione di concavità e convessità possono portare alla formazione di altre curve della colonna vertebrale: i sistemi di equilibrio di cui è dotato il nostro organismo, infatti, tendono a portare alla formazione di curve compensative con funzione di bilanciamento, affinché il cranio sia centrato sul bacino e sul perimetro d’appoggio.
Non è detto, tuttavia, che un determinato tipo di postura sia indice di scoliosi. Talvolta si acquisisce un atteggiamento posturale scorretto senza che si sia verificata alcuna rotazione delle vertebre. In tal caso non si può parlare di scoliosi strutturale (dismorfismo), ma di paramorfismo o atteggiamento scoliotico, proprio perché affinché si possa parlare di scoliosi è necessario che ci sia una alterazione strutturale delle vertebre. Più che una patologia, il paramorfismo, invece, è uno stile di postura scorretta che può essere risolto più facilmente attraverso terapie fisiche adeguate e attività sportiva.
Quali sono le tipologie di scoliosi?
Possiamo fare una distinzione delle scoliosi in base ad una serie di criteri come la localizzazione delle curve, il numero di curve primarie e la causa della loro insorgenza.
In base a dove la scoliosi si localizza possiamo classificarle in:
- lombare;
- dorso-lombare;
- dorsale o toracica;
- cervico-dorsale.
Tra queste le più comuni sono le lombari e le dorsali.
Le scoliosi possono inoltre originarsi da una sola curva primaria o da una doppia curva primaria. Sono le prime ad essere le più comuni e riguardano l’insorgenza di una sola curva primaria, che causa la manifestazione di una seconda curva per ricreare una situazione di equilibrio. La situazione più frequente di fronte alla quale possiamo trovarci è quella di due curve, una con convessità dorsale destra e una lombare sinistra.
Un’ulteriore distinzione può essere fatta in base alla causa dell’insorgenza. Possiamo dividerle in questo caso in:
- scoliosi idiopatiche: sono scoliosi senza causa apparente, o con origine sconosciuta, e rappresentano la grande maggioranza dei casi di scoliosi;
- scoliosi congenite o acquisite: trattasi di scoliosi per cui è possibile rintracciare delle cause neurologiche, genetiche e metaboliche (traumi, infezioni, tumori, artrite), e rappresentano, al contrario, una minima percentuale delle diagnosi di scoliosi.
Nel caso delle scoliosi idiopatiche è molto comune che la causa della deformità si riscontri nello squilibrio tra sviluppo scheletrico e muscolare. Per questo motivo le scoliosi idiopatiche compaiono prevalentemente nell’età infantile e puberale, periodi in cui l’accrescimento osseo è elevato.
Come possiamo renderci conto di avere la scoliosi?
Tendenzialmente la scoliosi non presenta sintomi propriamente detti e viene per lo più individuata a causa della sua evidenza estetica. Nonostante questo, se durante la crescita i sintomi non sono evidenti, in età adulta delle scoliosi non curate possono portare a dolori, peggioramento della deformità e problemi cardiorespiratori.
Proprio per questo la diagnosi precoce risulta essere fondamentale. Alcuni segnali che possono far scaturire il sospetto di avere una scoliosi sono:
- presenza di una diseguaglianza dei due triangoli della taglia (spazi che delimitano torace, fianchi e arti superiori in posizione anatomica frontale);
- posizione di una spalla notevolmente superiore all’altra;
- presenza di una sporgenza di una scapola rispetto all’altra;
- presenza di un’evidente inclinazione o rotazione del bacino;
- differenza dell’appoggio plantare destro rispetto al sinistro;
- presenza di un’inclinazione della testa o di tutto il corpo da un lato.