Vulvodinia: la cura con la fisioterapia

La vulvodinia si presenta come un bruciore e/o dolore persistente all’ingresso della vagina e nella zona circostante, la vulva, non riconducibile ad una causa specifica o ad una lesione visibile.

Vulvodinia: la cura con la fisioterapia

Ottobre 5, 2022 0
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Cos’è la vulvodinia

La vulvodinia è un dolore cronico che si manifesta nella vulva, ovvero nel complesso genitale femminile: può interessare ingresso della vagina, uretra, piccole e grandi labbra, clitoride.

Può colpire donne di tutte le età, dall’adolescenza alla menopausa, e si presenta in modalità e intensità anche molto  diverse in base alla singola persona.

Il dolore vulvare può essere continuo o intermittente, o può attivarsi solo in alcune circostanze, come correre o sedersi. Può essere associato a dolore durante la penetrazione, con conseguente contrattura reattiva dei muscoli pelvici e irritazione della mucosa vaginale (vaginismo), e/o estendersi verso la zona dell’ano, dell’interno coscia, e del clitoride (clitoralgia).

Cause

La vulvodinia, contrariamente ad altre patologie che comportano dolore pelvico cronico come la cistite interstiziale, la fibromialgia, le infezioni genitali e alcune condizioni oncologiche, post chirurgiche o neurologiche, non ha una causa sicura e riconosciuta. Perché il ginecologo possa fare una diagnosi di vulvodinia è necessario quindi escludere eventuali altre patologie che comportino dolore pelvico, con esami e ricerche mirate.

La componente psicosomatica (che comunque, ricordiamo, non vuol dire immaginaria) può essere presente ma raramente è una causa, tranne in casi di abuso. Di solito è piuttosto una conseguenza del dolore e delle molteplici implicazioni che esso ha sulla percezione di sé e sulla relazione con l’altro.

Anche i sintomi si presentano con una grande variabilità individuale, ci sono donne che hanno accumulato diversi fastidi nel tempo e altre cui sono arrivati improvvisamente; alcune che avvertono una ipersensibilità dolorosa costante, indipendente dalla circostanza, e altre che hanno bruciore solo durante i rapporti; chi ha  iniziato a sentire dolore dopo la menopausa, chi dopo il parto, e chi ha solo episodi isolati.

Cosa si può fare

Prima ancora di iniziare un percorso di cura della vulvodinia può essere utile attuare alcune buone pratiche quotidiane: non indossare indumenti stretti o che sfregano  la pelle; utilizzare un olio detergente anziché un sapone per l’igiene intima (anche nella doccia!); utilizzare solo biancheria di cotone; in caso di rapporti o masturbazione adoperare un lubrificante;  evitare o ridurre gli sport che irritano la zona genitale come l’equitazione, lo spinning, la bicicletta o, in caso, utilizzare appositi pantaloni con imbottitura per ridurre al massimo urti e calore.

Ricordarsi sempre che il dolore evoca altro dolore, quindi se possibile occorre evitare le situazioni in cui questo viene scatenato o aumentato,  almeno finché non si padroneggia la gestione della componente dolorosa.

Come si svolgono le sedute di riabilitazione?

Come si è detto, ogni situazione è a sé stante e il percorso di cura si decide insieme al riabilitatore in base alla propria storia clinica. Normalmente durante la prima seduta si parla e si fa una visita senza contatto per  individuare il tipo di dolore e il suo decorso, si apprendono tecniche respiratorie e posturali per gestirlo e si fa un piano di trattamento. Durante le sedute successive si fanno visite con contatto progressivo (sempre senza dolore) e si eseguono gli  esercizi che verranno poi ripetuti a casa.

Talvolta sono sufficienti poche sedute per interrompere il circuito doloroso, altre volte serve molto tempo per ottenere dei risultati soddisfacenti, ma sicuramente è sempre possibile imparare a gestire la situazione al meglio, e tornare ad avere il controllo del proprio corpo.

Altri suggerimenti:

Poiché come detto si tratta di un disturbo molto invalidante rispetto al benessere fisico e psicologico della donna, può essere utile -ma non obbligatorio- associare alla fisioterapia anche una psicoterapia con  terapeuta specializzato (psicosessuologo).

Esistono inoltre dei gruppi online per chi soffre di dolore cronico, il cui valore non è naturalmente diagnostico ma piuttosto di supporto.

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